Nell’ altro articolo ti avevo parlato della famosa figura mitologica del “bambino pigro”, quel bambino che a detta di tutti (zii,nonni , amiche…) prima o poi, forse, parlerà.
E’ bene fare una considerazione: i bambini entro i 4-5 anni dovrebbero parlare proprio come gli adulti! I bambini attraversano delle tappe classiche prima di iniziare a parlare e, all’ interno di queste tappe, c’è una grande variabilità: possiamo trovare il bimbo di 18 mesi che ancora non parla come quello che invece dice già 20 parole.
Tuttavia nei primi due anni di vita possiamo ritrovarci ad avere dei bambini definiti “PARLATORI TARDIVI”. Questi piccolini, per quanto vivaci, scatenati, curiosi e intelligenti, mostrano a differenza dei loro coetanei un rallentamento delle loro abilità linguistiche. E di solito hanno un repertorio di vocaboli inferiore alle 50 parole.
Questi piccolini possono sviluppare il linguaggio in due modi diversi:
- I bambini LATE BLOOMERS (che fioriscono tardivamente) sono quelli che, pur essendo in ritardo nell’ acquisizione del linguaggio in un anno riescono a migliorare e recuperare le differenze con i loro coetanei .
- Alcuni bimbi che invece non riescono a recuperare possono evolvere in disturbi specifici del linguaggio.
Il DSL – Disturbo specifico del linguaggio è una difficoltà linguistica che si manifesta in un bambino che non presenta di sordità, dello sviluppo neurologico e delle capacità relazionali, in presenza di un adeguato sviluppo intellettivo. La diagnosi viene effettuata dal Neuropsichiatra infantile.
Solitamente i bambini con disturbo specifico del linguaggio vengono diagnosticati dopo i 3 anni con l’ingresso alla scuola dell’infanzia e sono bambini che hanno difficoltà a comprendere e/o produrre parole o frasi rispetto ai loro coetanei.
QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI UN BAMBINO CON DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO
Il bambino potrebbe avere un limitato repertorio di suoni e la sequenza di questi suoni, all’ interno della parola, potrebbero essere omessi, aggiunti, sostituiti. Possono presentare un ritardo nella produzione e acquisizione delle parole. Le frasi sono di tipo telegrafico con assenza di articoli e pronomi. Difficoltà nel coniugare e utilizzare i verbi. Questi bambini possono presentare deficit nella comprensione del linguaggio. Inoltre potrebbero presentare difficoltà nel descrivere, conversare e raccontare.
La fascia di età che va tra i 2 e i 3 anni rappresenta una fase importante per l’identificazione di eventuali disturbi specifici del linguaggio.
A COSA MAMMA E PAPÀ DEVONO PRESTARE ATTENZIONE?
- 5-10 mesi assenza della fase della lallazione (prima vocalica e poi consonantica)
- 12-14 mesi assenza dei gesti di richiesta e ad uso sociale (ad esempio ciao ciao per andare via)
- 12 mesi mancata acquisizione di schemi d’azione con gli oggetti
- 18 mesi: vocabolario ridotto, il bambino conosce meno di 20 parole
- 24 mesi: vocabolario ridotto, il bambino conosce meno di 50 parole
- 30-40 mesi ridotta o assenza del gioco simbolico
- 24-30 mesi: ritardo nella comprensione di ordini non contestuali
- Dai 30 mesi in poi persistenza di parole inventate
Dopo l’ingresso alla scuola dell’infanzia è bene monitorare il tuo bambino. Se dopo i tre anni “inciampa” parlando, vedi che parla in maniera telegrafica, non riuscite a capire quello che vuole dire, è bene rivolgersi al pediatra di riferimento che potrà richiedere una valutazione più approfondita sul suo linguaggio.
Il logopedista, in sinergia con altre figure come il NPI, valuterà il linguaggio del vostro piccolo e sarà in grado di valutare se è il caso, ad esempio nei bambini di 24 mesi che presentano le caratteristiche di un parlatore tardivo, di monitorare il suo linguaggio per capire se nel tempo c’è un’evoluzione positiva. In questi casi la famiglia è affiancata con delle strategie per stimolare e promuovere l’evoluzione del linguaggio.
Nei casi in cui il linguaggio non emerga, ci siano alterazioni nella produzione dei suoni, difficoltà nel raccontare il percorso corretto da fare è quello di attivare un trattamento logopedico specifico sul linguaggio in modo da potenziare le aree in cui il bambino mostri delle difficoltà.
PERCHÉ È BENE INTERVENIRE PRECOCEMENTE?
Come abbiamo detto prima non tutti i bambini riescono a recuperare le differenze linguistiche con i loro pari e non tutti recuperano allo stesso modo. Molti di loro, anche migliorando, potrebbero mantenere delle abilità più deboli rispetto ai pari: sequenza frasale e vocabolario più povero, inversioni e confusioni tra i suoni, difficoltà nel raccontare un avvenimento.
Nei casi invece in cui ci troviamo di fronte ad un disturbo specifico del linguaggio, dove il bambino ha difficoltà ad acquisire ed elaborare le regole linguistiche, è bene intervenire tempestivamente. In alcuni casi il disturbo potrebbe persistere oltre i sei anni andando ad interferire sugli apprendimenti alla letto-scrittura.
Di sicuro “prevenire è meglio che curare” ed è meglio intervenire e monitorare il bambino quando è ancora piccolo e non ha ancora automatizzato e/o stabilizzato tutte quelle caratteristiche di cui ti ho parlato sopra.
Anche questa volta non vi lascerò soli: se avete qualche dubbio resto sempre disponibile ad un primo incontro nel quale mi potrete parlare delle vostre perplessità e preoccupazioni.
Le precedenti indicazioni non rappresentano in alcun modo una valutazione delle competenze, quanto piuttosto una linea guida per osservare i bambini ed identificare la presenza di eventuali segnali di difficoltà.
Se si hanno dei dubbi è bene rivolgersi al pediatra, ad un logopedista o al NPI.