Arriva il momento, dopo la valutazione, in cui il bambino deve iniziare un trattamento logopedico. Allenarsi con il linguaggio e la comunicazione può essere però un’occasione di divertimento e condivisione. Come? Con esercizi che sono pensati per essere innanzitutto giochi. Vediamoli insieme.
Una delle domande che più spesso fanno le mamme è: “perché devo portare il mio bambino da te per giocare? Ma, scusa non dovresti insegnargli a parlare?” Scommetto che l’hai pensato almeno una volta, se hai assistito ad una seduta di logopedia!
Ebbene si, io gioco tutto il giorno e mi diverto un mondo al lavoro.
Non fraintendermi, però, non è certo rilassante: bisogna tenere il ritmo del bambino che si ha davanti, calibrare il gioco rispetto all’obiettivo terapeutico che ci siamo dati e tutta una serie di altre cose noiose con cui evito di tediarti adesso.
Quella che, invece, volevo raccontarti è la relazione che c’è tra riabilitazione logopedica e gioco.
Come sostiene la pedagogista Elisabetta Rossini, “Il gioco non è un passatempo, ma per il bambino è un lavoro vero e proprio, è la sua attività principale, perché attraverso questo impara e, imparando, cresce.”
Se si vuole catturare l’attenzione del bambino, soprattutto quando è molto piccolo, dovrò inserirmi in quella che è la sua dimensione naturale: IL GIOCO.
Hai mai visto un bambino, soprattutto se piccolo, ascoltare qualcuno per cui non prova interesse o che non entra in empatia con lui? Al contrario, hai visto quanto può essere assorto e partecipe in un’attività che gli piace?
Ecco, quello che faccio nel porre le basi per la buona riuscita di un trattamento logopedico è proprio andare ad incontrare il bambino nel suo territorio preferito. E mentre giochiamo insieme costruisco la relazione di fiducia senza la quale nessun trattamento sarebbe mai possibile.
“Bene, una volta costruita la relazione mettiamo via i giochi e si lavora, giusto?”
No, sbagliato! Si da meno spazio al gioco libero, ci si fa dirigere un po’ meno e si prende più il controllo dell’andamento del gioco, ma si continua a giocare per tutta la durata della terapia!
Una volta che ho ottenuto l’attenzione del bambino devo mantenerla costantemente viva e attiva, per questo non posso permettermi di smettere di giocare, ma da qui in avanti si gioca a modo mio! Se giochiamo alla fattoria, sfrutto questo gioco per insegnare i suoni onomatopeici (in questo caso i versi degli animali), oppure giocando alla città lavoro sui rumori che fanno i mezzi di trasporto, ecc. Se ci pensi, sono proprio questi i primi suoni che imparano i bimbi piccoli perché sono di facile produzione, corti, poco complessi e piacevoli da abbinare ai giochi.
Quindi quale miglior alleato per aiutare un bimbo ad imparare a parlare bene? E quale miglior modo di imparare se non divertendosi?
Allora giochiamo con “il pirata” e diciamo un suono per ogni spada che infiliamo, giochiamo “alle tombole sonore” e impariamo a distinguere i suoni.
Per concludere dietro ogni gioco che viene proposto c’è un’attenta analisi delle funzioni che vengono stimolate e un obiettivo ben chiaro da raggiungere, nulla viene mai lasciato al caso. Ciò non toglie che durante la seduta ci divertiamo davvero molto e divertendoci impariamo di più!
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