Il bilinguismo nei bambini: benefici, falsi miti e curiosità.

Il linguaggio è una delle risorse più preziose che tutti noi abbiamo. Non stupisce allora l’attenzione verso la tematica e l’interesse che nel tempo si è venuto a creare attorno al bilinguismo. Quando valutiamo questa possibilità per il nostro bambino, possiamo trovarci di fronte a una serie di dubbi. Oltre ai benefici infatti potremmo chiederci se possa originare o meno altre difficoltà nel percorso di crescita del nostro cucciolo. Che fare in questi casi? Confrontiamoci insieme su alcuni di questi aspetti chiave.

Comprendere e utilizzare una lingua ci apre numerose opportunità. Nella nostra società a maggior ragione, siamo consapevoli dell’utilità e dell’importanza di conoscere una o più lingue aggiuntive rispetto a quella originaria. Questo semplice fatto ci porta a valutare opzioni di formazione diverse per i nostri bambini, ma fa emergere anche alcuni dubbi legati al bilinguismo vero?

Magari vogliamo dare i migliori strumenti a nostro figlio per il suo futuro di vita o lavorativo, oppure viviamo in contesti in cui le lingue parlate sono diverse dalla nostra lingua madre. O ancora nella nostra famiglia possono convivere più linguaggi in contemporanea. In questi e in molti altri casi, siamo portati a interrogarci. Ecco allora che può esserci di aiuto conoscere alcune tipicità dei bambini bilingui e del bilinguismo in generale.

Bilinguismo e sviluppo del linguaggio: le chiavi da conoscere.

Le preoccupazioni maggiori in merito al bilinguismo nei bambini riguardano l’emergere di un possibile rallentamento nello sviluppo del linguaggio. Questo pregiudizio che ci può mettere in allarme in realtà, sembra non avere legami con la contemporanea presenza e acquisizione di più linguaggi.

È vero: nostro figlio – dovendo rapportarsi con lingue diverse – deve confrontarsi con un più alto carico di informazioni e di formazione. Il bambino deve infatti immagazzinare più vocaboli, più regole implicite del parlato. È il motivo per cui in alcuni casi possiamo notare una fase prolungata di raccolta dati senza una immediata emissione di parole, ma ciò non vuol dire che il piccolo stia vivendo uno sviluppo più complesso. Semplicemente ha bisogno di maggiore tempo per poter elaborare al meglio un insieme diffuso di elementi.

Nella pratica, insomma, non dobbiamo vedere il bilinguismo come una possibile fonte di rallentamenti. È un’altra modalità di approccio che non è necessario reprimere o limitare e che può produrre competenze utili nel futuro.

Quando siamo in presenza di un disturbo del linguaggio possiamo inoltre temere che una seconda lingua possa generare disagi ulteriori nel nostro bambino. Nella realtà però possiamo proseguire l’insegnamento con serenità perché la presenza o meno del bilinguismo non rischia di peggiorare le difficoltà che il piccolo vive. Una sicurezza che vale anche sul fronte opposto. Il riscontro di un rallentamento del linguaggio in nostro figlio infatti non ci preclude a priori la possibilità di crescerlo come bilingue.

Il mixing e la paura della confusione nel bilinguismo.

Un altro fenomeno che può farci preoccupare è la mescolanza delle lingue, ovvero il code mixing. Spesso possiamo vivere con tensione questo evento pensando che indichi una confusione del bambino alle prese con molte lingue. Analizzando in profondità la situazione è invece emerso che i piccoli sono consapevoli della differenze tra i diversi idiomi. A volte, soprattutto nella fase di apprendimento o nel normale parlato, si attiva prima un vocabolo di un altro. Il bambino è perciò portato a scegliere quel termine anziché la sua controparte in un’altra lingua. Questo però non vuol dire che non sia consapevole di stare utilizzando linguaggi diversi. Il code mixing è un’azione che si attiva in alcuni casi anche per sopperire agli aspetti di cui non ha ancora piena padronanza in un idioma. Il secondo linguaggio viene allora semplicemente inserito come rinforzo e integrazione della frase.

In aggiunta, possiamo notare l’emergere anche di un altro evento: il code switching. Il nostro piccolo utilizza il meccanismo della mescolanza e dell’alternanza per comunicare con più efficacia. Lo fa, alternando le lingue sulla base delle reazioni e della padronanza linguistica che vede nell’interlocutore. Ecco perché, pur conoscendole entrambe, con una persona parlerà una lingua  e con un’altra passerà a quella che interpreta come idioma di riferimento. Anche in questo caso non è una mancanza di chiarezza o un espediente causato dal non distinguere le due categorie. Al contrario, possiamo leggerlo come un meccanismo di adattamento che utilizza per rendere più performante la sua comunicazione.

Questi elementi chiariscono molti dei falsi miti che possiamo associare al bilinguismo nei bambini e possono portarci a vivere con più tranquillità i diversi passaggi. Una possibilità positiva che non dobbiamo ostacolare o reprimere, ma semmai sostenere con le giuste attenzioni.

Ti è piaciuto l’articolo sul bilinguismo nei bambini? Potrebbe interessarti anche Logopedia e gioco: una preziosa alleanza per i bambini.

Hai una domanda che vorresti farmi per scoprire di più sul mio metodo? Vuoi sapere più nel dettaglio come posso aiutarti? Sono qui per te: contattami per una consulenza gratuita e senza impegno.

 

Contattami senza impegno per fissare la prima chiamata di conoscenza gratuita!

 


logopedistavalente@primeparole.it

In una prima telefonata decideremo insieme se e quando è necessario fissare un appuntamento.

 

Scrivimi su WhatsApp