Quando eravamo piccoli sarà capitato a ognuno di noi di utilizzare determinati oggetti in maniera fantasiosa. La tazzina che ospita il tè per l’orsacchiotto o un mestolo che diventa una bacchetta magica. Aprire le braccia e sognare di essere un piccolo aeroplano o di arrivare sulla luna come un’astronauta. Ecco in tutti questi e in molti altri casi, stavamo mettendo in scena quello che viene chiamato gioco simbolico. Perché è così benefico e perché anche i nostri bambini ne hanno bisogno? Vediamolo insieme.
Noi esseri umani – e i nostri bambini in particolare – abbiamo una fantasia e un’immaginazione potentissima. Queste caratteristiche che da adulti e genitori potremmo avere la tentazione di sottovalutare, in realtà sono preziose. È attraverso questi due talenti e la sperimentazione che facciamo in modo costante anche da piccoli che possiamo crescere e sviluppare le nostre abilità cognitive e di linguaggio.
Sarà capitato anche a te di vedere i piccoli giocare con oggetti di casa che nei loro racconti diventano bacchette magiche, automobili o amici fatati. Ecco, in quel momento, senza che se ne rendano conto i nostri figli sono alle prese con un’attività importante: il gioco simbolico. È un’operazione che avviene continuamente e in modo naturale, ma che pone le basi per l’apprendimento di tasselli essenziali.
Il bello lo sai qual è? Che è divertente! Il gioco simbolico è infatti un momento in cui imparare alcuni aspetti che serviranno anche da grandi, ma rimane un gioco e dunque mantiene le caratteristiche migliori del buon apprendimento. Per essere efficace e realmente duraturo, lo studio deve essere anche interessante e allegro.
Giochiamo con la fantasia?
Comprendere meglio le dinamiche benefiche che possiamo ripetere nella vita quotidiana equivale al conoscere da vicino il gioco simbolico. Partiamo allora da una breve definizione. A uno sguardo generale quando parliamo di questo tema facciamo riferimento al famoso gioco del “far finta che…”.
Come avviene nella pratica? È molto più semplice di quel che può apparire. Nostro figlio prende un oggetto e immagina di fare un qualcosa che nulla ha a che vedere con la funzione specifica per cui è nato quel prodotto. Qualche esempio? La sedia che si trasforma in un ciuf-ciuf, un piatto tenuto in mano come se fosse un volante e lui o lei sono concentrati nella guida.
O ancora la famosa tazzina di tè invisibile che ci viene offerta. Fino ad arrivare con la crescita a dinamiche ancora più complesse in cui il nostro piccolo fa finta di essere un esploratore o la nostra piccina si reinventa archeologa, astronauta, pediatra e così via.
Il gioco simbolico e lo sviluppo del bambino.
A questo punto quello che potremmo chiederci come genitori è “perché sono importanti questi giochi di fantasia? Non sono solo piccole attività fatte tanto per trascorrere il tempo?” Attraverso il “facciamo finta che…” nostro figlio ha l’occasione di iniziare il suo lungo percorso di crescita e sviluppo relazionale, cognitivo e di linguaggio innanzitutto partendo dal meccanismo di imitazione.
Ecco perché il contesto, l’ambiente in cui si muove, le persone intorno compreso noi genitori, diventano una fonte primaria di ispirazione e formazione. È vedendo quello che facciamo che il bambino ricava alcune delle basi preziose che poi lo condurranno a formare quelle competenze fondamentali per il suo sé. Questo è uno di grandi motivi per cui il gioco simbolico diviene una delle prime possibilità di stimolo dell’interazione e di conseguenza dello sviluppo del linguaggio.
In aggiunta poi i nostri cuccioli si allenano all’essere più consapevoli di se stessi. Si impegnano a usare la creatività, una capacità che poi più avanti è di aiuto anche nella risoluzione dei problemi o nel superamento dei piccoli o grandi ostacoli della vita. Da ultimo iniziamo a rafforzare una competenza essenziale: l’empatia, il sapersi mettere nei panni di un altro e di esplorare un punto di vista alternativo al proprio pur mantenendo la propria identità solida.
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